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INTERVISTA A PIERLUCA DONIN (ARTEVEN) «L’EMERGENZA SARÀ FINITA QUANDO POTREMO RITORNARE A TEATRO. INTANTO LEGGO FAVOLE»

Sulle pagine della NUOVA VENEZIA parla Pierluca Donin, direttore del circuito regionale Arteven e presidente di ARTI.

Cultura in quarantena, quali sono gli effetti?
«La cultura si è fermata, peraltro per il Veneto, Lombardia e Emilia il fermo è partito il 24 febbraio. Siamo in digiuno da un bel po’… Per Arteven il mancato incasso supera il milione di euro, ma per il pubblico non ci saranno danni economici perché il Dpcm ci permetterà di emettere dei voucher di pari importo da spendere entro un anno nei nostri teatri. Quindi il vantaggio di aver acquistato un biglietto in uno dei teatri di Arteven è che il titolo può essere speso in molti teatri, a differenza di un biglietto acquistato con un gestore unico. Tutto questo potrà essere attivato dal 3 aprile ovvero dalla data entro la quale dovremmo sapere se vi sarà una ripresa immediata o se si parte da questa estate come ci auguriamo».

E se gli spettatori non potessero subito recuperare il biglietto?
«Non ci sarà alcun problema, perché per Arteven il biglietto o l’abbonamento, purché conservati integri, rappresentano un valore economico anche senza la procedura della pec e i trenta giorni di scadenza. Per noi è prioritario lo spettatore, sempre».

Città senza teatro, danza e musica, cosa ci resta?
«Resta quello che potrebbe essere la nostra società senza la cultura individuale e aggregativa. Una città priva di un teatro non è una città e quindi siamo certi, con gli sforzi necessari, che i sindaci e gli assessori alla cultura ci sosterranno quando tutta la macchina sociale dovrà ripartire. L’importante è tenere il motore accesso, seppure al minimo. Noi siamo sempre pronti, seppure in ferie forzate o in modalità smart working».

Come usciremo da questo lungo digiuno culturale?
«Superata una prima fase di adattamento a una nuova dimensione, potremo ritornare a abbracciarci, che sembra banale ma, credetemi, non lo è affatto. Per quanto riguarda la convocazione teatrale e lo spettacolo dal vivo si riattiverà presto. L’apertura dei teatri e della scuola sarà il segnale che questo incubo è finito».

La sua ricetta per mantenere un legame a distanza col teatro?
«Il teatro è anche letteratura e quindi sarebbe interessante impiegare questo tempo per leggere o rileggere i testi che hanno ispirato le più grandi opere teatrali contemporanee e classiche. Sicuramente ci sono più persone che hanno assistito a un’opera di Goldoni piuttosto che averla letta. Ecco questa è l’occasione per approfondire e trovare il gusto della parola nonché capire come la figura del regista o del direttore artistico sia importante per la comprensione di un autore».

Tra le ricette per tenere viva la cultura, ne ha sviluppata una dedicata ai più piccoli…
«Si, ogni sera leggo una favola e la posto sul mio profilo facebook. Lo faccio perché per una strana situazione familiare, decisa da qualcuno che non sapeva il valore del rapporto padre figlio, mi trovo con mia figlia a 650 km di distanza, alla quale non posso raccontare la favola direttamente. Mivede attraverso i social. Sono piccole storie per i bambini prima di addormentarsi in questo periodo insolito. Il Covid è stata anche l’occasione per rispolverare il mio passato sul palco».

Progetti per l’estate?
«Sarà un’estate di lavoro e di programmazione per la riapertura anticipata dei teatri. Le persone avranno ancora più voglia di stare assieme dopo questa astinenza forzata. Per attivare l’estate abbiamo bisogno di un tempo di programmazione e comunicazione che attualmente non conosciamo, ma che contiamo di capire al più presto. Al momento abbiamo un po’ di cose pronte in accordo con gli artisti che sono anch’essi pronti a ripartire. Attendiamo solo passi questo incubo che nessuno avrebbe voluto sperimentare»