Rapporto AIAM
condividi

Presentato il Rapporto annuale AIAM sulle attività musicali in Italia

È stato presentato a Roma, al Ministero della Cultura, il Rapporto annuale delle attività musicali in Italia e all’estero, da parte dell’AIAM (Associazione Italiana Attività Musicali).

Durante la presentazione sono intervenuti il Sottosegretario Gianmarco Mazzi, che ha aperto i lavori; Roberto Marti, Presidente Commissione Cultura Senato; Federico Mollicone, Presidente Commissione Cultura Camera; Antonio Parente, Direttore generale Spettacolo del MiC; il Presidente AGIS Francesco Giambrone e numerosi esponenti del mondo della cultura e delle istituzioni.

Il rapporto, ha spiegato il Presidente AIAM Francescantonio Pollice, mostra che ogni euro di investimento dello Stato attraverso il FNSV si moltiplica per tre a vantaggio del lavoro musicale: a fronte di un contributo FNSV di € 20.540.583,81 le istituzioni AIAM hanno una spesa di costo del lavoro di € 64.192.578,19. L’insieme dei soci versa allo Stato, per lavoro dipendente o assimilato, una somma pari al 76,23% dell’importo assegnato. Per ogni euro che lo Stato eroga agli organismi aderenti all’associazione, gli stessi restituiscono 76,23 centesimi. Senza tenere conto di tutti gli oneri fiscali, contributivi e previdenziali conseguenti al reddito derivante dal lavoro indiretto e l’indotto generato dallo svolgimento dell’attività dei soci (le spese per gli spostamenti, gli alloggi e la ristorazione per esempio), per cui il ritorno allo Stato è senz’altro superiore all’ammontare del Fondo assegnato. L’aumento della capienza del FNSV non è, quindi, una banale scommessa, ma incremento certo e qualificato della crescita economica, sociale e culturale del nostro Paese.

La cultura che produciamo è benzina per il Paese, capace di incrementare per ben tre volte l’investimento fatto dallo Stato su di noi”, ha spiegato Francescantonio Pollice, Presidente di AIAM,

Il rapporto illustra anche che, accanto alle entrate provenienti dagli enti pubblici, ci sono quelle dai privati e che la principale voce, tra queste entrate, è quella derivante dagli spettatori (in crescita rispetto all’anno passato, in totale quasi 1 milione e 900) che rappresenta su base nazionale rispetto al totale delle entrate da privati, il 46,18% pari a € 16.463.941,20 equivalente all’80,15% del FNSV assegnato.

La seconda voce per consistenza finanziaria è rappresentata dalle sponsorizzazioni e dai contributi privati pari al 22,68%, seguiti dalle erogazioni delle fondazioni bancarie e dell’Art Bonus. Del tutto residuale, infine, l’apporto di risorse UE con 217mila euro di cui il 71,82% dei fondi vanno in Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte, il 22,08% in Sicilia e il 6,10% in Campania.

Queste le criticità e le diseguaglianze che vengono fuori dal rapporto: le attività musicali non sono diffuse su tutto il territorio nazionale, e non per una disomogeneità nella distribuzione dei fondi ma per la mancanza, in numerose regioni e città, di teatri, orchestre, società di concerti e attività di formazione e promozione (soprattutto al Sud e nelle isole). Persiste inoltre anche la sproporzione fra l’investimento statale in formazione e quello nella produzione, con il conseguente abbandono del settore da parte di tanti giovani musicisti che studiano e si formano, ma che, non trovando una occupazione, alla fine cambiano professione.

«È un rapporto importante che mette in luce dati molto significativi. Si parla di occupazione, di economia, di turismo, di inclusione sociale, tutti campi in cui le associazioni musicali e il mondo dello spettacolo svolgono da sempre un ruolo rilevante. Nel rapporto leggiamo, per esempio, che solo i soci AIAM, che sono parte del grande mondo di AGIS, danno occupazione a più di 44mila persone, tra artisti, personale tecnico e collaboratori cui corrispondono circa 60 milioni di euro di retribuzioni – ha dichiarato il Presidente AGIS Francesco GiambroneLo spettacolo come diciamo da sempre non è solo intrattenimento, non è solo promozione culturale, non è solo una dimensione che migliora la qualità di vita della comunità, ma è anche, e soprattutto, sviluppo e crescita del Paese. È questo che noi intendiamo quando diciamo che le risorse che lo Stato destina al mondo della cultura e dello spettacolo non sono mai una spesa improduttiva ma sono sempre un investimento per il futuro del nostro Paese».