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LIRICA: GIAMBRONE (ANFOLS) SUL CASO “REGIO DI TORINO”, NO A GENERALIZZAZIONI LESIVE PER L’INTERO SETTORE

15.06.2020 – In una lettera inviata al direttore del quotidiano “LA STAMPA”, Francesco Giambrone, presidente ANFOLS – Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche –, interviene sulle vicende che in queste settimane stanno coinvolgendo la gestione del Teatro Regio di Torino sottolineando la necessità di “evitare generalizzazioni che possano ledere l’immagine dell’intero settore della lirica italiana”.

“Provo amarezza, non soltanto come ogni comune cittadino – scrive Giambrone – ma ancor di più perché quei fatti, che tutti vorremmo accertati al più presto e con la massima chiarezza, investono un settore a cui dedico da più di vent’anni tutto il mio impegno professionale, nel rispetto dei diritti di ogni artista e lavoratore, e che oggi rappresento nella mia qualità di Presidente dell’associazione che riunisce le fondazioni lirico-sinfoniche italiane”.

“Gli interventi di alcuni artisti sono stati testualmente sintetizzati in termini di ricatti e tangenti nel mondo della lirica. In tutta Italia. E da almeno 40 anni, con l’immediato accostamento ad una vicenda giudiziaria del lontano 1978 di presunta corruttela rispetto a cui, come precisa l’autore dell’articolo, non è mai stato celebrato un giudizio dibattimentale”.

“Ora, ritengo – continua Giambrone- che rappresentare in termini di continuità operativa due episodi, per di più attribuendoli a una prassi diffusa in tutta Italia, ingeneri equivoci nell’opinione pubblica e finisca per offendere indiscriminatamente tutti quei professionisti onesti che nel settore improntano il proprio operato a ben altri principi rispetto a quelli a cui oggi si vedono a torto, genericamente accomunati”.

“Avverto quindi – prosegue il Presidente ANFOLS – l’esigenza di intervenire per fugare facili, e forse anche involontarie, generalizzazioni sull’argomento, che ho colto da più parti, attraverso cui si finisce per restituire la rappresentazione fuorviante di un intero sistema corrotto, che non corrisponde alla realtà dei professionisti che in quello stesso comparto culturale ogni giorno operano con correttezza, impegno, passione e competenza”.

“Tutti questi operatori onesti –conclude Giambrone- auspicano fin d’ora che la magistratura valuti al più presto i fatti e persegua con rigore gli eventuali illeciti accertati, ma è ingiusto che singoli comportamenti scorretti vengano ricostruiti mediaticamente in maniera generica e finiscano per screditare l’intero sistema dei teatri d’opera italiani e tutte quelle figure apicali rimaste –oggi come in passato- del tutto estranee a logiche perverse e illecite che caratterizzano le condotte su cui si indaga”.