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L’AGIS per il nuovo Codice dello Spettacolo

Il nuovo codice per lo Spettacolo dal vivo” è il titolo dell’incontro che ha riunito a Napoli i vertici dello Spettacolo nazionale sui contenuti del Decreto Legislativo attuativo della Legge 106/2022 – “Codice dello Spettacolo”.

Il Codice dello Spettacolo mira a riordinare e riformare in modo organico la disciplina dell’intero settore, riconoscendo le sue specificità ed il ruolo strategico come fattore di coesione sociale e valorizzazione del patrimonio culturale della società.  Un provvedimento di grande importanza che unifica in un codice unico le discipline di teatro, musica, danza, spettacoli viaggianti, attività circensi, fondazioni lirico-sinfoniche e che introduce, inoltre, il principio di riequilibrio territoriale nel sostegno pubblico.

L’incontro è stato organizzato dall’Unione AGIS Campania, di concerto con le Unioni Regionali AGIS di Puglia e Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, nell’ambito delle iniziative promosse in occasione degli 80 anni dell’AGIS nazionale.

L’attenzione alle diverse espressioni culturali e al riequilibrio territoriale – sottolinea il Presidente dell’AGIS Nazionale Francesco Giambrone è intrinseca alla storia dell’AGIS, nata nel 1945 dall’unione di realtà locali. Il riequilibrio territoriale deve essere uno degli obiettivi centrali del nuovo impianto normativo proposto dal Codice dello Spettacolo per assicurare pari opportunità di crescita culturale e professionale in tutto il Paese. Solo valorizzando la pluralità dei linguaggi e la coesione tra i territori, il Codice potrà orientare il futuro del settore verso un sistema nazionale, equo e inclusivo”.

Il riequilibrio territoriale è stato, pertanto, il tema principale dell’incontro tenutosi alla Multisala Filangieri di Napoli, durante il quale è stato analizzato lo schema del Codice dello Spettacolo nelle sue fasi finali.
Luigi Grispello, Presidente AGIS Campania, ha sottolineato in apertura l’importanza di questa occasione “per valutare l’efficacia del provvedimento rispetto all’obiettivo previsto di riequilibrio tra le diverse aree geografiche del Paese“.

 

Moderato dal giornalista e saggista Alessandro Barbano, l’incontro ha accolto le riflessioni di Rosanna Romano (Direttore Generale Politiche Culturali e Turismo della Regione Campania) e di Federico Mollicone (Presidente Commissione Cultura della Camera dei Deputati), gli interventi di Adriano Giannola (Presidente SVIMEZ) e Pierpaolo Forte (Ordinario di Diritto amministrativo all’Università del Sannio) e le considerazioni dei vertici delle associazioni di categoria Marco Parri (Presidente Federvivo), Antonio Buccioni (Presidente FISP – Federazione Italiana Spettacolo Popolare), Fulvio Macciardi (Presidente ANFOLS), Bruno Sconocchia (Presidente AssoConcerti).

 

L’analisi ha evidenziato un notevole divario geografico nella distribuzione delle risorse del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (FNSV), con particolare svantaggio per le regioni meridionali dove la situazione è resa critica dalla combinazione di diversi fattori: una quota minima del 7% di risorse dalle Fondazioni Bancarie (solo 10 attive rispetto alle 75 tra Nord e Centro) e una quasi assenza di contributi tramite l’Art Bonus (appena il 2,78% delle donazioni nazionali per lo spettacolo). A ciò si aggiunge una minore propensione ai consumi culturali, causata da un reddito pro capite notevolmente inferiore alla media, che deprime le entrate da botteghino.

Dall’esame preliminare dello schema di decreto legislativo, finalizzato a valutarne l’efficacia, sono però emerse indicazioni contrastanti. È stata giudicata indubbiamente positiva la previsione di un Fondo Perequativo per i soggetti che operano nelle aree disagiate, attuabile tramite accordi di programma con le Regioni. Tuttavia, è stata sollevata l’obiezione che tale fondo sia insufficiente se rapportato all’entità del divario territoriale, che è molto più consistente.

Questo diventa cruciale anche in considerazione di un altro criterio presente nel medesimo Decreto Attuativo: le “Premialità per le Istituzioni che dimostrano efficienza gestionale e capacità di attrarre risorse private e autosostentamento”.

Sebbene ritenuto valido in linea di principio, questo criterio rischia di penalizzare ulteriormente gli operatori nelle aree disagiate dal momento che le loro difficoltà nell’attrarre risorse private non dipendono da incapacità gestionale, ma dai fattori strutturali evidenziati: un reddito pro capite insufficiente che incide sugli incassi da botteghino, la quasi totale assenza di Fondazioni Bancarie e il modestissimo apporto derivante dall’Art Bonus in quei territori.

Il rischio concreto – conclude Luigi Grispello – è che tali soggetti vengano doppiamente svantaggiati nella ripartizione del Fondo dello Spettacolo, producendo un effetto opposto a quello di riequilibrio territoriale auspicato. Da questa analisi del decreto emerge quindi la chiara esigenza di individuare nuove azioni e meccanismi che, uniti a un aumento congruo del Fondo Perequativo, possano creare un maggiore e duraturo equilibrio tra le diverse aree del Paese”.

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