«Serve un patto fra Stato, Regioni, Comuni e teatri – Con queste parole il presidente AGIS, Francesco Giambrone, è intervenuto in seguito all’appello portato avanti da Carlo Verdone sulla riapertura dei teatri chiusi come il Piccolo Eliseo di Roma – Quella della chiusura dei teatri è una riflessione che resta sempre aperta e a cui se ne deve aggiungere un’altra: il teatro è un luogo di aggregazione laica e se è vero che è grave la chiusura di uno spazio storico come l’Eliseo, è pur vero che in una città come Roma l’attività teatrale e quindi aggregativa resta in piedi. Diverso è il caso dei piccoli centri dove il teatro costituisce spesso l’unico luogo di aggregazione laica della comunità. Tutti i teatri sono importanti perché servono a creare un senso di comunità».
«Il tema non è nuovo, non riguarda solo il Lazio e non è frutto della pandemia, che pure lo ha sicuramente ampliato – ha continuato il presidente dell’AGIS interpellato dal Corriere della Sera e dall’Adnkronos – già nel 2008, insieme con l’associazione Teatri Aperti, abbiamo censito le sale chiuse: all’epoca in Italia erano 428. Parliamo di edifici che sono spesso patrimoni architettonici costruiti per lo più a ridosso dell’Unità d’Italia. Lo studio che conducemmo ebbe successo ma poi non se ne parlò più. Dopo la pandemia è rinato l’interesse e con Siae abbiamo deciso di metterci a lavorare per aggiornarlo, andare a guardare che cosa è successo in questa mappa di sparizioni italiane. È un fenomeno interessante ed è un tema che riguarda tutta l’Italia e non si risolve da solo ma mettendo insieme i livelli delle politiche, ma anche i privati, perché il 50% di questi spazi è privato. Servono ovviamente dei fondi, perché molte di queste sale necessitano di restauri e di lavori di adeguamento alle norme di sicurezza, ma per prima cosa serve la piena consapevolezza delle dimensioni e dell’importanza di questo tema e delle ricadute positive che la riapertura di questi luoghi potrebbe avere in termini di rigenerazione urbana, sviluppo e occupazione».
«Ad essere assente è la piena consapevolezza della gravità del fenomeno dal punto di vista culturale, economico e di rigenerazione urbana – conclude il presidente dell’Agis – È una ferita aperta. Per questo abbiamo deciso con la Siae di riaccendere la luce su questo tema che potrebbe ridare all’Italia una ricchezza che aveva e che per mille ragioni ha perduto. È un tema di interesse pubblico che va studiato bene».