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LO STATO PRECARIO DEL JAZZ AI TEMPI DEL CORANAVIRUS. INTERVISTA A CORRADO BELDÌ (I-JAZZ)

(DA IL MANIFESTO) L’emergenza che si è abbattuta sul nostro Paese a causa dell’epidemia Coronavirus tra le altre cose ha colpito in maniera devastante il mondo del jazz. Per questa musica, più che per altre, l’attività concertistica è essenziale e il divieto governativo rischia di mettere in ginocchio una intera filiera che occupa musicisti, agenzie, uffici stampa, organizzatori. Molti Festival sono stati costretti ad annullare o rinviare la programmazione. È il caso di Bergamo Jazz, storica rassegna lombarda che si tiene in una delle zone più colpite ma che ha deciso caparbiamente di costruire un nuovo programma rinnovato al novanta per cento e quasi completamente dedicato ai musicisti italiani da tenersi, emergenza permettendo, a giugno. «Vuole essere una scelta precisa e forte nei confronti del jazz italiano» riferisce Roberto Valentino, che cura l’ufficio stampa del festival che proprio ieri ha organizzato un house concert on line della direttrice artistica del Festival Maria Pia De Vito finalizzato ad una raccolta di fondi per l’Ospedale Papa Giovanni XXXIII di Bergamo. Allo stesso modo altre realtà cercano di utilizzare la tecnologia come il Bologna Jazz Festival che ha deciso di lanciare l’iniziativa Jazz a Domicilio— #laculturanonsiferma organizzando per i mesi di marzo e aprile concerti a porte chiuse trasmettessi in diretta streaming con musicisti locali disposti sul palco «rigorosamente a distanza di sicurezza». Un modo intelligente per garantire un minimo di sostegno ai musicisti locali ma che non può certo sostituire la normale programmazione concerti

stica. FESTIVAL E RASEEON! programmate per l’estate si stanno in queste ore interrogando se annullare o rinviare temendo il protrarsi delle limitazioni ai viaggi internazionali e l’onda lunga dell’effetto psicologico sul pubblico. Gabriele Mitelli, musicista e animatore del Ground Music Festival in Franciacorta in calendario per giugno, racconta: «prima di decidere aspetto di coordinarmi con gli altri festival con i quali avevamo condiviso alcuni gruppi. È molto complicato decidere ora». Corrado Beldì, presidente di I-Jazz, l’associazione che riunisce sessanta tra gli organizzatori di Festival e rassegne jazz, racconta una situazione drammatica: «sono saltati i Festival primaverili di Piacenza, Ancona, Bergamo, Ivrea, Torino e San Vito al Tagliamento. Ma c’è preoccupazione per l’intera programmazione annuale. Non sarà facile riportare la gente nei teatri e bisognerà reinventare modalità nuove. Da questo punto di vista per il jazz può essere anche una opportunità perché sono convinto che questo nostro mondo possieda capacità creative e dinamismo». L’ASSOCIAZIONE è impegnata in un tavolo di coordinamento permanente per seguire l’evoluzione della situazione con i propri soci e in collegamento con le altre associazioni aderenti alla Federazione del Jazz che riunisce, oltre ai Festival, anche musicisti, agenzie, fotografi, produttori discografici e didattica. «Siamo impegnati», continua Beldì, «con le associazioni di categoria Agis  e Federvivo ad ottenere dal governo un sostegno straordinario al sistema dei Festival che garantisca anche le piccole realtà e chi oggi non ha accesso ai fondi ministeriali. Ci auguriamo che si comprenda che una volta passata l’epidemia l’Italia avrà bisogno di puntare su sistemi culturali diffusi e radicati sul territorio. Ecco: il jazz è proprio questo; un sistema di realtà medie e piccole in grado di raccontare l’Italia al mondo».

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