Si sono svolte questa mattina, giovedì 18 maggio alle ore 11:00, presso l’Aula della Commissione Lavoro, le Commissioni riunite Cultura e Lavoro, nell’ambito della discussione della risoluzione Mollicone 7/00083 recante “Iniziative normative in favore dei lavoratori del settore dello spettacolo”.
Nel corso delle audizioni sono stati ascoltate le voci di AGIS e di Assomusica, rappresentati dal presidente di Federvivo Marco Parri e dal neoeletto presidente dell’Associazione Italiana Organizzatori e Produttori Spettacoli di Musica dal vivo Carlo Parodi. Sono stati inoltre sentiti i rappresentanti delle unioni sindacali Cgil-Slc (Sindacato lavoratori della comunicazione); Fistel-Cisl (Federazione informazione – spettacolo e telecomunicazioni); Uilcom; Fnc-Ugl Comunicazioni.
“Noi in Federvivo sentiamo la necessità di far confluire in un contratto generale unico normativo per tutte le categorie di spettacolo quelli che sono gli aspetti più rilevanti delle assunzioni e della contrattualistica – ha dichiarato il presidente Marco Parri nel suo intervento alla Camera –. Troppo spesso quasi sempre si deve sopperire a questa carenza con dei contratti localistici e individuali. Mi appello affinché si possa andare ad evitare questa contrattualistica che mette su piani completamente diversi tutte le imprese che lavorano negli stessi settori negli stessi generi”.
“La risoluzione 7/00083 qui oggi in esame ci permette di riportare all’attenzione il tema della formazione della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori della musica dal vivo e dello spettacolo in generale – ha detto il presidente di AssoMusica Carlo Parodi –. Il settore della musica popolare rappresenta non solo un’occasione di socialità e di cultura, ma anche un importante volano di sviluppo grazie alla positiva ricaduta economica che generano sui territori. Per questo bisogna dare urgente attuazione alla legge delega 106/2022: è necessario aumentare il livello di protezione e assistenza ai lavoratori dello spettacolo. Una forma di tutela doverosa e necessaria che non deve però penalizzare le imprese culturali”.